Incontro di formazione operatori Sprar su trattamento dei traumi psichici dei migranti

Presso la Cittadella della Carità “Evangelii Gaudium”, si è tenuto un nuovo corso formativo per gli operatori SPRAR della Caritas di Benevento tenuto dalla Coordinatrice SPRAR Mariaelena Morelli e dall’operatore legale SPRAR Giulio Ricotti. Presenti anche coloro che hanno scelto di iniziare un percorso di volontariato negli SPRAR Caritas Benevento. Tema dell’incontro: il trattamento dei traumi psichici dei richiedenti asilo e dei rifugiati.

Ad introdurre l’incontro la coordinatrice degli Sprar Caritas Mariaelena Morelli che ha affermato: “Iniziare un percorso formativo per tutti coloro che iniziano un cammino di volontari o di operatori prima dell’introduzione nei progetti SPRAR. L’operato può andare a rappresentare una buona prassi se prima di tutto si mette a fuoco la persona che si accoglie nel progetto. Migrare significa perdere parte della propria identità, creare una rottura o un taglio con il passato. Ci si trova davanti persone con tante emozioni diverse , speranze ma anche illusioni fomentate in modo non propositivo da persone esterne che approfittano delle situazioni di fragilità e portano questi ultimi a perdersi. Quando si subisce un trauma si perde una parte di se stessi con delle conseguenze a livello: somatico – manifestabile sotto forma di irritabilità e disturbi della personalità; cognitivo – manifestabile sotto forma di perdita di esame obiettivo della realtà; relazionale – manifestabile sotto forma di chiusura in se stessi. L’immigrazione non è sempre una scelta volontaria ma molte volte un vero e proprio obbligo e occorre avere attenzione e cura alla persona oltre che capacità gestionale delle situazioni, qualsiasi ruolo si ricopra all’interno di uno SPRAR”.

L’operatore legale Giulio Ricotti: “Accade di essere assorbiti da ritmi frenetici e bombardati da informazioni costanti e distorte che vanno a dissolvere la nostra attenzione. Prima del progetto SPRAR esistevano i PNA ( programmi nazionali accoglienza ) poi, con la legge Bossi-Fini, si è introdotto il sistema SPRAR che ha come obiettivo di accogliere non i migranti detti “economici” ossia quelli “forzati” ma bensì l’accoglienza di migranti portatori di un carico di fragilità notevolissimo. In Italia gli SPRAR sono circa il 15% ; un 5% è rappresentato poi da centri di prima accoglienza, un 80% rappresentato invece da CAS. Gli ultimi dovrebbero limitarsi solo alla funzione di luogo di passaggio e transizione considerando che si parla di realtà ben diverse dal sistema SPRAR. La qualità infatti è molto scadente, non solo per la carenza e bassa qualità di servizi offerti ma anche per l’incapacità delle figure che dovrebbero essere considerate professionali. In questi ambienti invece di mirare alla cura della persona si causano danni e si espongono le persone a veri e propri rischi. Come SPRAR invece abbiamo il dovere di guardare alle persone e alla situazioni a 360°”.

m.c.

   

ALTRI ARTICOLI

Torna in alto