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  • Alla presenza del card. Bassetti, è partito il PortidiTerra2018

    “Un’occasione preziosa di incontro e riflessione su temi fondamentali in questi tempi, quelli dell’accoglienza e del buon welfare in un mondo interconnesso, caratterizzato da squilibri vertiginosi”. Così il Sua Em.za il Cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, nella sua relazione introduttiva, ha definito il Festival #PortidiTerra, durante l’evento di inaugurazione al Palazzo di Vetro di Pietrelcina.

    “Il welfare – ha aggiunto il presidente della Conferenza Episcopale Italiana – deve avere al centro la promozione della persona, ingrediente indispensabile per una crescita economica duratura. Noi dobbiamo essere orientati verso un unico bene comune universale. Senza giustizia non ci sarà mai pace.  Si deve andare verso la cooperazione degli uomini e degli Stati, ecco perché questo Festival è importante, perché è il festival di una rete di comunità locali che si sostengono a vicenda. Bisogna avviare – ha detto – processi educativi oltre l’emergenza, verso comunità accoglienti, per il rispetto dei diritti inalienabili della persona. Si deve raggiungere una nuova cultura dell’incontro, non dell’assimilazione, ma del riconoscimento reciproco come fattore di sviluppo. Bisogna aggiornare il welfare in maniera inclusiva. La grandezza della sfida non ci deve spaventare, poiché è a misura dell’intelligenza che il Creatore ha messo a disposizione degli uomini. La Chiesa Italiana – ha concluso – farà la sua parte e non farà mancare la sua voce e la sua azione in obbedienza al Vangelo”.

    L’evento inaugurale, moderato dal direttore di Tv2000 Paolo Ruffini, è stato aperto dai saluti del sindaco di Pietrelcina Domenico Masone, cha ha parlato dell’esperienza di inclusione nel suo Comune #Welcome come di un fatto ordinario, quotidiano,  e di don Nicola De Blasio, direttore della Caritas di Benevento, che ha detto: “Il Festival #PortidiTerra è, anzitutto, una pagina di Chiesa locale aperta all’intera nazione. L’occasione per sentirci legati in un’esperienza di comunione che, nella particolarità delle nostre rispettive peculiarità, dà forma ad una straordinaria ricchezza fatta prima di tutto, dal dono della fede e della carità, nella vita dei singoli e delle comunità, nelle esperienze e nelle tradizioni che possediamo, nelle iniziative pastorali e culturali, nella responsabilità e nella cura dei beni che ci sono affidati, nel loro evangelico utilizzo, e delle persone con cui entreremo in relazione.

    […] Sogni? Forse. Utopia? Probabilmente. – ha aggiunto a conclusione del suo intervento -Ma, come sottolineava don Tonino Bello, ‘così a portata di mano, che possono finalmente diventare carne e sangue sull’altare della vita’. Implementando e diffondendo il modello del Manifesto del WELCOME, facendolo diventare strategia per tutti i comuni della nostra nazione, crediamo sia possibile ristabilire alcuni primati che, oggi, appaiono invertiti rispetto al loro ordine: il Vangelo sulla legge; la dignità dell’uomo sul profitto economico; il servizio sul potere. Vogliamo essere sempre più Chiesa del grembiule; credenti credibili; cittadini protagonisti e responsabili del futuro delle nostre comunità”.

    Il direttore di Rete di Tv2000, introducendo la Presidente del Consiglio Regionale della Campania Rosetta D’Amelio ha definito il #PortidiTerra e il messaggio del “Manifesto per una rete dei Piccoli Comuni del #Welcome” come un “centro culturale di un pensiero buono, che restituisce alla parola Carità il suo significato profondo”.

    L’intervento della Presidente D’Amelio è stato incentrato sull’importanza e la centralità, soprattutto in una regione come la Campania, del welfare “che deve essere considerato come un investimento, non una spesa. La politica deve essere la capacità di stare in sintonia con i problemi delle persone e con la vostra Rete si pone al centro la persona”.

    È intervenuto poi il sindaco di Comerio Silvio Aimetti che ha portato la testimonianza della “Rete per l’accoglienza e la lotta alla povertà”, all’inizio uno scambio di buone prassi, poi processo generativo: “Il buonismo – ha detto – non ha mai fatto parte di questo progetto”.

    Wael Suleiman, direttore di Caritas Giordania, dopo aver letto i saluti al Festival di mons. Tagle, presidente di Caritas Internationalis, ha raccontato della situazione in Giordania, al confine con la Siria, dove vi sono 4 milioni e mezzo di profughi “ma noi – detto – li chiamiamo ospiti. Oggi il sogno e quello che a gran voce chiediamo è la pace, perché nonostante tutti i soldi spesi e tutto l’amore donato non è cambiato niente, in Medio Oriente c’è sempre dolore, guerra, morte. Ma la vita deve offrire la vita. Tutto quello che facciamo – così il direttore di Caritas Giordania – è un’opera di Dio ma penso che è il momento giusto per lavorare per la Pace”.

    Le conclusioni dell’evento sono state affidate a mons. Felice Accrocca, arcivescovo di Benevento, che ha così esordito: “Io credo che un primo elemento da tenere presente è il nostro Occidente, la nostra civiltà, che molti temono che venga inquinata, è nata da contaminazioni, di migrazioni. Da questi giorni di Festival si può uscire con una visione diversa, di accoglienza ragionata, frutto di un progetto politico, che può diventare opportunità, anche economica, per chi arriva e per chi già è qui”.

    L’inaugurazione del #PortidiTerra è stata dunque ricca di contenuti e spunti di riflessione.

    Con un invito rivolto al futuro si è concluso l’intervento del Direttore del Festival, la giornalista Gabriella Debora Giorgione, durante l’Anteprima del Festival, la presentazione del libro “L’Italia che non ti aspetti. Manifesto per una rete dei piccoli comuni del Welcome” (Città Nuova), scritto insieme con don Nicola De Blasio, direttore di Caritas Benevento, e Angelo Moretti, coordinatore generale di Caritas Benevento e direttore Scientifico del Festival #PortidiTerra: “Lancio un appello a Caritas Italiana a camminare insieme, perché si arrivi al PortidiTerra2019 con un documento che racconti di camminare insieme per l’accoglienza, per la pace”. “L’azione che raccontiamo – ha aggiunto Gabriella Debora Giorgione – è un’azione che costa fatica, impegno, ma vi racconta che il welfare è un modo di essere, vi racconta come 200 persone riescono a tessere insieme un percorso di pace. Abbiamo perso il senso di guardarci, di guardare quello accanto a noi. Dobbiamo avere il coraggio di azioni forti, anche nella comunicazione, verso un’azione di pace”.

    All’Anteprima del Festival, moderato dal presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Campania Ottavio Lucarelli, che ha ricordato quanto sia importante lavorare, anche nella comunicazione, per i temi di cui tratta il libro, dopo gli interventi di don Nicola De Blasio, Angelo Moretti e dell’inviato di Avvenire Pino Ciociola, il presidente di Res.INT Angelo Righetti ha detto: “Sono uno psichiatra anziano,  e oggi sono contento perché ho passato la mia vita cercando di vuotare e superare i manicomi; sognavo che le barriere fossero abbattute come voi le avete abbattute, ho sognato che alla liberazione potessero partecipare tutti. Quella che è iniziato 13 maggio 1978, è una vicenda che non si è fermata e che continua. Oggi, qui, si può dire che è davvero possibile abbattere i muri”.

    Paolo Ruffini, direttore di rete di Tv2000 ha parlato di come oggi, nel giornalismo “finiamo col raccontare una realtà di plastica, fatta solo di slogan, stereotipi. Noi giornalisti abbiamo perso la capacità di vedere le cose, perché pensiamo alla comunicazione come qualcosa che prescinde dalle persone in carne ed ossa”.

    Amedeo Ricucci, inviato del Tg1, ha raccontato di come a Benevento ha trovato una sorpresa gradevole “che dimostra che il fenomeno migratorio è gestibile da uomini di buona volontà. Non c’è nulla di miracoloso nel percorso del welcome. Immigrazione non è soltanto centri di detenzione, c’è la possibilità di gestire il fenomeno in maniera che sia proficua per noi. Portiditerra -ha concluso – arricchisce i migranti e noi”.

    Luca Collodi, coordinatore di Radio Vaticana, commentando la proposta di “L’Italia che non ti aspetti” ha detto: “Io porterei il testo don Nicola, Gabriella e Angelo direttamente in Parlamento per trasformarlo in decreto legge, perché questo progetto trovi non soltanto un’accoglienza ma anche una forte identità e riscoperta. Il libro dovrebbero leggerlo anche i giornalisti perché ormai i giornalisti siamo siamo tifosi, ci dividiamo e interpretiamo i fatti a seconda delle nostre convinzioni. Mi auguro che questa esperienza possa essere fatta a livello italiano per ripartire con il laicato cattolico che ormai è diviso, se addirittura non esiste più”.

    Carlo Cefaloni, giornalista di “Citta Nuova” ha così commentato “L’Italia che non ti aspetti”: “un libro non basta stamparlo, vorrei che fosse dibattuto, vorrei che si entrasse nel merito di quelle che non sono proposte buoniste ma sono un manifesto politico, si capisse come affrontare questo momento storico, si prendesse posizione. Il paradigma è lo Slotmob che si sarà domenica mattina: un’azione economia civile, non pratica buonista perché vogliamo cambiare le strutture che producono le vittime ma anche i ladroni. Bisogna cambiare le regole del gioco”.

    Clara Iatosti di Tv2000 ha detto: “Sono qui in doppia veste, come giornalista e come amica. Sono enormemente grata a Caritas Benevento perché mi ha dato l’occasione di cambiare lo sguardo, mi ha dato la possibilità di capire. L’anno scorso a Petruro ho conosciuto due famiglie con storie terribili, i loro bambini sono diventati amici e dalla loro tristezza, dal loro grande dolore sono riusciti a creare qualcosa che fa bene alla nostra Italia”.

    Sara De Carli, giornalista di “Vita” è così intervenuta: “Caritas Benevento ha la capacità di avere uno sguardo complessivo sulla persona. È facile mettere etichette sulle fragilità, l’attenzione deve essere sulla persona e non sulla fragilità. I sogni sono per le persone coraggiose, per tutti gli altri ci sono i cassetti. Voi avete aperto il cassetto e realizzato il sogno”.

    Pasquale Raicaldo, giornalista di Repubblica, ha raccontato di quanto si senta parte della famiglia di Caritas Benevento, e come, per il giornalista “l’uomo deve essere al centro di tutto. C’è bisogno di un giornalismo attento alle persone, ed è importante raccontare notizie positive perché si possa generare un modello di società virtuoso”.

    Luigi Ferraiuolo, giornalista, Premio “Buone Notizie”, raccontando di quando, durante l’alluvione ha conosciuto don Nicola De Blasio, Angelo Moretti e la Caritas di Benevento ha detto: “Se c’è una buona notizia, è quella che giorno per giorno qui viene praticata”.

    Mario Placidini, giornalista e autore del programma di Tv2000 “Borghi d’Italia”, di cui è stata proiettata, in anteprima nazionale, la puntata realizzata nel Comune #Welcome di Roccabascerana, ha invitato i presenti a “un applauso anche ai sindaci che hanno aperto le braccia. Io ho conosciuto molti sindaci, ma pochi appassionati come loro. Questo è un territorio che contagia, perché ci sono i fatti, c’è la sostanza”.

    Al termine dell’anteprima, due ragazzi del Borgo Sociale di Roccabascerana hanno consegnato ai giornalisti e autori del #Welcome una targa in legno da loro realizzata.

    La prima giornata di Festival, si è conclusa con la messa in scena di “Salute!” della Solot, compagnia stabile di Benevento.