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  • 1 gennaio 2018: 51ma Giornata Mondiale della Pace. Il Messaggio

    Lettera del Direttore della Caritas Diocesana di Benevento, don Nicola De Blasio, sul messaggio del Papa per la 51 Giornata Mondiale della Pace 2018  e l’invito per la raccolta della giornata Migrantes, il 14 gennaio 2018, e per il 2° Convegno Diocesano Migrantes, il 21 gennaio 2018 ore 20:00 S. Maria di Costantinopoli . Di seguito il testo integrale della lettera.

     

    Ai Rev.mi Parroci e Sacerdoti, Religiosi

    Alle Rev.me Religiose

    Alle Comunità Parrocchiali

    Alle Associazioni e Movimenti DELL’ARCIDIOCESI DI BENEVENTO

     

    Benevento 28 Dicembre 2017

    Santi Martiri Innocenti

     

    1 GENNAIO 2018: 51ª Giornata Mondiale della Pace

    Migranti e rifugiati: uomini e donne in cerca di Pace

     

    Scegliendo come data il 13 Novembre memoria liturgica di Santa Francesca Cabrini, patrona dei migranti, per la pubblicazione del messaggio scritto in occasione della 51ª Giornata Mondiale della Pace, il Santo Padre Francesco ha fatto intendere come la stessa pace, dono di Dio, nasce e si radica solo attraverso l’accoglienza, la solidarietà, le relazioni vere e profonde, il superamento delle diversità e la ricerca delle cose che ci uniscono.

    Nell’invocare la Pace per tutte le Nazioni, il Pontefice ricorda il dramma di 250 milioni di migranti nel mondo di cui 22 milioni sono rifugiati, «sono uomini e donne, bambini, giovani e anziani che cercano un luogo dove vivere in pace» (Benedetto XVI, Angelus, 15 gennaio 2012). Questi nostri fratelli, dice il Papa,

    “sono disposti a rischiare la vita in un viaggio che in gran parte dei casi è lungo e pericoloso, a subire fatiche e sofferenze, ad affrontare reticolati e muri innalzati per tenerli lontani dalla meta”. (Francesco, Messaggio 51ª Giornata Mondiale della Pace, 13 novembre 2017, n.1)

    Se, dunque, vogliamo realmente vivere da cristiani, dobbiamo far sentire forte la nostra voce di uomini e donne credenti, affinché i legislatori, i governanti, gli amministratori della cosa pubblica, dell’Italia, dell’Europa, dei Paesi che si dichiarano democratici e che hanno sottoscritto patti e convenzioni internazionali per la salvaguardia dei diritti umani, compiano scelte politiche di accoglienza “con spirito di misericordia, abbracciamo tutti coloro che fuggono dalla guerra e dalla fame o che sono costretti a lasciare le loro terre a causa di discriminazioni, persecuzioni, povertà e degrado ambientale”. (Francesco, Messaggio 51ª Giornata Mondiale della Pace, 13 novembre 2017, n.1).

    “Disse loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi: “C´era in una città un giudice, che non temeva Dio e non aveva riguardo per nessuno. In quella città c´era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: Fammi giustizia contro il mio avversario. Per un certo tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: Anche se non temo Dio e non ho rispetto di nessuno, poiché questa vedova è così molesta le farò giustizia, perché non venga continuamente a importunarmi”. E il Signore soggiunse: “Avete udito ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui, e li farà a lungo aspettare? Vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell´uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?” (Lc 18, 1-8). Dio rimane, così, lungo tutta la storia dell´uomo colui che ascolta il grido del povero, ed a partire da questo grido che rinnova il mondo. I poveri sono così coloro che ci aprono la via verso un mondo nuovo: il loro grido chiede che finiscano le ingiustizie, una nuova maniera di costruire l´umana convivenza, “cieli nuovi e terra nuova”, dove avrà stabile dimora la giustizia e la fraternità. Ma questo comporta che ci mettiamo alla loro scuola, pena l´incapacità a collaborare alla novità definitiva che Dio vuole introdurre nella nostra storia.

    “In molti Paesi di destinazione si è largamente diffusa una retorica che enfatizza i rischi per la sicurezza nazionale o l’onere dell’accoglienza dei nuovi arrivati, disprezzando così la dignità umana che si deve riconoscere a tutti, in quanto figli e figlie di Dio. Quanti fomentano la paura nei confronti dei migranti, magari a fini politici, anziché costruire la pace, seminano violenza, discriminazione razziale e xenofobia, che sono fonte di grande preoccupazione per tutti coloro che hanno a cuore la tutela di ogni essere umano. Tutti gli elementi di cui dispone la comunità internazionale indicano che le migrazioni globali continueranno a segnare il nostro futuro. Alcuni le considerano una minaccia. Io, invece, vi invito a guardarle con uno sguardo carico di fiducia, come opportunità per costruire un futuro di pace.” (Francesco, Messaggio 51ª Giornata Mondiale della Pace, 13 novembre 2017, n.2).

    Come la vita dei poveri del nostro popolo e dei popoli poveri chiedono a tutti noi di impegnarci a rinnovare il mondo? Che cambiamenti invoca? Come le nostre comunità sanno rinnovarsi nell´ascolto della vita di poveri? Quali segni di speranza nel mondo nuovo possiamo dare come comunità, al servizio di Dio che fa giustizia ai poveri? Quali segni, quali passi in avanti, anche piccoli, notiamo dentro il cammino della nostra storia, verso un mondo che si rinnova a partire dai poveri?

    Il Papa chiede a noi credenti di guardare e interpretare, ciò che succede sulle coste di tutte le Nazioni che si affacciano sul Mare Nostrum, “Con sguardo contemplativo”. (Francesco, Messaggio 51ª Giornata Mondiale della Pace, 13 novembre 2017, n. 3)

    Il Credente deve inforcare gli occhiali della Fede quando interpreta e analizza ciò che succede intorno a lui, altrimenti corre il rischio di incappare nello stesso errore che Gesù rimproverava agli uomini e alle donne del suo tempo: «Diceva ancora alle folle: «Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: “Arriva la pioggia”, e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: “Farà caldo”, e così accade. Ipocriti! Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo? E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto?» (Lc. 12, 54-57).

    La sapienza della fede nutre questo sguardo, capace di accorgersi che tutti facciamo «parte di una sola famiglia, migranti e popolazioni locali che li accolgono, e tutti hanno lo stesso diritto ad usufruire dei beni della terra, la cui destinazione è universale, come insegna la dottrina sociale della Chiesa. Qui trovano fondamento la solidarietà e la condivisione». (Francesco, Messaggio 51ª Giornata Mondiale della Pace, 13 novembre 2017, n. 3). Questo, sguardo contemplativo, deve diventare anche un profondo sguardo d’introspezione, un esame di coscienza personale, comunitaria e sociale. Dal “Tesoro delle Fede” (cfr. Mt 13,44-52), bisogna estrarre la forza necessaria per diventare testimoni autentici del Vangelo per sconfiggere l’indifferenza e la paura, per abbattere i muri di separazione e costruire ponti di fraternità, per liberarci dall’egoismo e dall’intolleranza, per distruggere le strutture di peccato che sempre di più avvinghiano la nostra società disumanizzandola, rendendoci non più persone capaci di relazioni reali ma virtuali, monadi e non comunità.

    “Abbiamo bisogno di rivolgere anche sulla città in cui viviamo questo sguardo contemplativo, «ossia uno sguardo di fede che scopra quel Dio che abita nelle sue case, nelle sue strade, nelle sue piazze […] promuovendo la solidarietà, la fraternità, il desiderio di bene, di verità, di giustizia», in altre parole realizzando la promessa della pace. Osservando i migranti e i rifugiati, questo sguardo saprà scoprire che essi non arrivano a mani vuote: portano un carico di coraggio, capacità, energie e aspirazioni, oltre ai tesori delle loro culture native, e in questo modo arricchiscono la vita delle nazioni che li accolgono. Saprà scorgere anche la creatività, la tenacia e lo spirito di sacrificio di innumerevoli persone, famiglie e comunità che in tutte le parti del mondo aprono la porta e il cuore a migranti e rifugiati, anche dove le risorse non sono abbondanti. Questo sguardo contemplativo, infine, saprà guidare il discernimento dei responsabili della cosa pubblica, così da spingere le politiche di accoglienza fino al massimo dei «limiti consentiti dal bene comune rettamente inteso», considerando cioè le esigenze di tutti i membri dell’unica famiglia umana e il bene di ciascuno di essi. Chi è animato da questo sguardo sarà in grado di riconoscere i germogli di pace che già stanno spuntando e si prenderà cura della loro crescita. Trasformerà così in cantieri di pace le nostre città, spesso divise e polarizzate da conflitti che riguardano proprio la presenza di migranti e rifugiati.” (Francesco, Messaggio 51ª Giornata Mondiale della Pace, 13 novembre 2017, n. 3).

    Quest’impegno, frutto di una scelta di Fede profonda, personale e comunitaria, può nascere solo dall’incontro con Cristo, conosciuto nella Parola, lodato nella Preghiera, contemplato nell’Eucaristia; riconosciuto e servito nei fratelli che vivono in quelle periferie esistenziali, tanto care al nostro Pontefice, delle nostre famiglie, delle nostre comunità parrocchiali, dei nostri comuni, delle Nazioni intere.

    Dobbiamo prendere sempre più consapevolezza che la Pace non può nascere dalla paura e dal terrore dell’altro chiudendo, il nostro cuore, le nostre case, le nostre chiese, le nostre città, l’Italia e l’Europa, bensì, come gridò San Giovanni Paolo II, SPALANCANDO LE PORTE A CRISTO!

    Per poter diventare «Costruttori di Pace» (Mt. 5,9), il Papa ci indica 4 azioni strategiche: ACCOGLIERE, PROTEGGERE, PROMUOVERE, INTEGRARE

    1. “Accogliere” richiama l’esigenza di ampliare le possibilità di ingresso legale, di non respingere profughi e migranti verso luoghi dove li aspettano persecuzioni e violenze, e di bilanciare la preoccupazione per la sicurezza nazionale con la tutela dei diritti umani fondamentali. La Scrittura ci ricorda: «Non dimenticate l’ospitalità; alcuni, praticandola, hanno accolto degli angeli senza saperlo». (Eb. 13,2); 
    1. “Proteggere” ricorda il dovere di riconoscere e tutelare l’inviolabile dignità di coloro che fuggono da un pericolo reale in cerca di asilo e sicurezza, di impedire il loro sfruttamento. Penso in particolare alle donne e ai bambini che si trovano in situazioni in cui sono più esposti ai rischi e agli abusi che arrivano fino a renderli schiavi. Dio non discrimina: «Il Signore protegge lo straniero, egli sostiene l’orfano e la vedova». (Sal. 146,9); 
    2. “Promuovere” rimanda al sostegno allo sviluppo umano integrale di migranti e rifugiati. Tra i molti strumenti che possono aiutare in questo compito, desidero sottolineare l’importanza di assicurare ai bambini e ai giovani l’accesso a tutti i livelli di istruzione: in questo modo essi non solo potranno coltivare e mettere a frutto le proprie capacità, ma saranno anche maggiormente in grado di andare incontro agli altri, coltivando uno spirito di dialogo anziché di chiusura o di scontro. La Bibbia insegna che Dio «ama lo straniero e gli dà pane e vestito»; perciò esorta: «Amate dunque lo straniero, poiché anche voi foste stranieri nel paese d’Egitto». (Dt. 10,18-19); 
    1. “Integrare”, infine, significa permettere a rifugiati e migranti di partecipare pienamente alla vita della società che li accoglie, in una dinamica di arricchimento reciproco e di feconda collaborazione nella promozione dello sviluppo umano integrale delle comunità locali. Come scrive San Paolo: «Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio». (Ef. 2,19). (Francesco, Messaggio 51ª Giornata Mondiale della Pace, 13 novembre 2017, n. 4).

    Come Chiesa Beneventana abbiamo accolto l’invito del Papa, ad essere Comunità Diocesana generativa di Pace, Solidarietà, Fraternità, avendo riconosciuto «Il tuo amore di Padre quando pieghi la durezza dell’uomo, e in un mondo lacerato da lotte e discordie lo rendi disponibile alla riconciliazione. Con la forza dello Spirito tu agisci nell’intimo dei cuori, perché i nemici si aprano al dialogo, gli avversari si stringano la mano e i popoli si incontrino nella concordia. Per tuo dono, o Padre, la ricerca sincera della pace estingue le contese, l’amore vince l’odio e la vendetta è disarmata dal perdono» (Messale Romano, Prefazio alla Preghiera Eucaristica della Riconciliazione II, Ed. Vaticana, Vatican City), attraverso gli uffici della Migrantes e della Caritas, elaborando il Manifesto per una rete dei Piccoli #ComuniWelcome, che potete trovare a questo indirizzo internet: https://www.caritasbenevento.it/comuni-del-welcome, abbiamo messo in campo una strategia politico-pastorale che sta riscuotendo grandi simpatie e adesioni in tutta Italia e che il Comitato Nazionale ha fatto suo presentandolo al 48° convegno delle Settimane Sociali dei Cattolici Italiani, tenutosi a Cagliari dal 26 al 29 ottobre u.s., la cui sintesi può essere racchiusa in questo passo dello scrittore francese Georges Bernanos: “La speranza. Ecco la parola che volevo scrivere parlando dei credenti e dei poveri. I poveri hanno il segreto della speranza. Mangiano ogni giorno dalla mano di Dio e quindi devono sperare, sempre. Gli altri uomini desiderano, esigono, rivendicano, e chiamano tutto questo speranza, perché non hanno né pazienza, né intelligenza, né amore, e non vogliono che godere. Ma l´attesa del godimento non è speranza, è piuttosto delirio, è ossessione. D´altra parte il mondo moderno vive troppo in fretta, non ha più tempo di sperare. Il mondo non ha più tempo di sperare, né di amare, né di sognare. Solo i poveri sperano per tutti noi, come solo i santi amano e sperano per tutti noi. La tradizione autentica della speranza è nelle mani dei poveri, come il segreto del merletto, che le macchine non riescono mai ad imitare, è nelle mani delle vecchie operaie di Bruges”. (G Bernanos, Un uomo solo, Ed. La Locusta. Vicenza 1959).

    Nell’augurare a tutti voi un Felice Anno Nuovo vi ringrazio per la pazienza che avete avuto nel leggere queste mie riflessioni sul messaggio di Papa Francesco per la Giornata Mondiale della Pace 2018 e

    • ricordo gli appuntamenti che ci vedranno impegnati a riflettere sulla Pace e sulla Immigrazione in questo mese d’inizio anno:
    • Domenica 14 Gennaio: Giornata di Preghiera, riflessione e Raccolta per la Migrantes (colletta obbligatoria da inviare all’Ufficio Economato oppure direttamente all’Ufficio Migrantes presso la “Cittadella della Carità” di Via San Pasquale 11).
    • Domenica 21 Gennaio ore 20:00 presso l’Auditorium della Parrocchia di S. Maria di Costantinopoli in Benevento per il 2° Convegno Diocesano della Migrantes: Comunità #Welcome, capaci di “Accogliere, proteggere, promuovere e integrare i migranti e i rifugiati”

     

    Con Affetto fraterno Vostro in Xto

     

    don Nicola De Blasio

    Direttore Caritas Benevento